mercoledì 23 giugno 2010

Recensione Taproot Pleah The Fifth




Parlare di Taproot e di qualcosa di perso o di nuovo? Bhe' di premesse ce ne sarebbero da fare tante.I Taproot sono stati nel girone dei dannati portabandiera di un suono sporco e grezzo quel new metal tanto abusato e tanto discusso.Sn passati 10 anni dai tempi di Gift il loro primo e miglior album. dopo 10 anni ti aspetti dei cambiamenti e nel corso degli anni ce ne sn stati tanti. Il new metal e' nato come una puttana sporca cattiva e volgare in tanti si sono nascosti dietro nuove melodie portando nei loro album qualcosa di piu' sosfiticato e di piu' dolce scopando con la melodia di voci mielose e prendendo tanto dai vari generi del momento.I Taproot hanno fatto lo stesso ma riuscendo in questi anni ad uscire comunque a testa piu' o meno alta forti del fatto che il loro suono fin dagli esordi si e' distinto per momenti melodici molto intensi e molto meno ruffiani aggiungerei.Cmq faccio partire l'album e iniziamo questo viaggio..
1) Now Rise Parte potente cattiva come la migliore riedizione dei vecchi Taproot melodia riff potenti voce estasiante i Taproot che ho amato sn qui e le premesse sn piu' che positive
2)Game Over e' la classica colonna sonora di un estate di 10 anni in California ancora tirata e personalmente ritrovo qualcosa di molto simile ai Deftones di Adrenaline seppur in questo caso il melodico stona dimostrando che ogni troppo dolce alla fine rovina il palato.Anni fa un mio amico disse ovunque la chitarra ti picchia in testa c'e' rock bhe' in questo pezzo la fusione e' piuttosto notevole tra lo sporco di un tempo e le nuove succinte mutandine firmate D&G che tanti gruppi purtroppo si sono infilati.
3)Fractured (Everything I Said Was True) La canzone perfetta..martella ti scopa ti lascia li e tu dici si niente di nuovo sotto il sole ma che cazzo me ne frega del sole? mi rivedo pantalone in fondo al culo a ballarla in mezzo alla pista e penso che e' bello trasportare il presente nel passato perche' certe canzoni sembrano fatte per viaggiare.Bella bella niente da aggiungere se non citare parte del testo
Everything i said was true
Everything except that i love you
If it's not me, than who?
I think i deserve to know
Now we're through and through
Tracce 4-5-6 passano tutto sommato indifferenti rafforzando la sensazione di avere nelle orecchie un lavoro tecnicamente perfetto fuori moda e forse fuori forma ma di certo non scadente.
7) Trophy wi-fi Rabbia e melodia l'essenza dei Taproot riesce ancora a tornare in auge e sono ancora una volta i loro splendidi riff a fare da padroni guardiani di un tempio nascosto in cui nascondersi ancora.
8)Words Don't mean a thing inizia punkeggiando con un riff alleggerito canzone fatta e messa per allentare la tensione troppo ruffiana troppo banale seppur mi preme sottolineare alcune ricostruzioni melodiche a livello di riff che hanno sapore di Tool.
9)Left Behind e' a mio parere un altra canzone poco incisiva in definitva niente di sbagliato niente di storto solo troppo gia' sentita..
10)No wiew is true dimostra che lo smalto ormai e' corrotto e troppo abusato.. nn mi convince ancora una volta e mi dispiaccio di vedere tanta banalita'..una bella banalita' ben confenzionata ma troppo monotoma.
11)Stares traccia conclusiva mi aspetto qualcosa di buono e vengo rispedito esattamente dove volevo andare a finire nel limbo del suono..Qui l'attacco e' deftoniano io aspettavo questo momento e sn felice..Nn salto non sobbalzo l'eta' me lo impedisce ( ironicamente ) ma resto almeno appagato al 60% qualcosa che ultimamente succede raramente..

Riassumendo questo disco si presenta purtroppo come gran parte dei lavori dei Taproot da Gift in su.. Povero di inventiva troppo ripetitivo e alla lunga ripeto il troppo cantato melodico annoia in quanto la costruzione dei pezzi risulta troppo studiata..manca il mordente ma non posso dare giudizi solo negativi perche' nella loro forse banale onesta' propongono un album vecchio stile e la fedelta' alla vecchia puttana new metal spesso paga.

65\100

Nessun commento: